La Scrittura
Se la Scrittura diventa sacra
di Antonietta Fulvio
Pasca ama giocare con lettere e numeri, figure retoriche, ossimori, antinomie e singlossie, sempre alla ricerca dell’incrocio tra linguaggio visivo e verbale.
Che cos’è la scrittura se non un atto creativo successivo al pensiero, alla parola-suono, al Logos?
Sembra essere questo il primo di tanti punti interrogativi che Francesco Pasca, alter ego di Athea (Uomo di Nazareth) Edizioni Il Raggio Verde, infila come perle su un filo tra le pagine criptiche del suo ultimo lavoro letterario. Criptico come lo stesso titolo costruito graficamente con un codice a barre e l’utilizzo della prima lettera dell’alfabeto greco, a, che precede Thea forma femminile di theos, "dio" ma che per l’autore di Otranto il luogo delle parole (Edizioni Il Raggio Verde) si incarna nella stessa idea di scrittura. Una scrittura da decrittare come il lettore ottico legge il codice a barre parte integrante della copertina, impreziosita dal disegno esclusivo di Massimo Pasca che ben interpreta con il suo groviglio di segni l’intricata materia oggetto della narrazione. Ma qui non ci troviamo in presenza di una storia qualunque ma della Storia dell’Uomo di Nazareth in una visione laica e umana e quindi riferibile, in fondo, a qualunque uomo.
“La scrittura è una visione definita nei panni di JesusTHeoS, così ama definirsi il personaggio nel suo apposito acrostico” spiega nelle note lo stesso Pasca che ama giocare con lettere e numeri, figure retoriche, ossimori, antinomie e parole singlottiche, sempre alla ricerca di quell’incrocio tra linguaggio visivo e verbale di cui è esperto conoscitore e appassionato cultore. Al punto da disorientare il lettore che procede con non poche difficoltà nella lettura essendo la narrazione intrisa di riferimenti filosofici, teologici, di citazioni tratte dalla Bibbia (con le antinomie dei quattro elementi, Acqua, Aria, Terra e Fuoco), dal Cantico dei Cantici (la scoperta dell’Amore), dai Vangeli di Luca Marco, Matteo e Giovanni che, a differenza degli altri evangelisti, definisce Gesù come Logos. “Chi può scrivere un "nuovo" Vangelo, perché scrivere di un Vangelo? Quale la ragione e la necessità? Perché violare l'Uomo costruitosi tra occidente ed oriente e destinarlo alla cristianità restandone avvolti, aggrovigliati, trascesi?”
Alle tante domande l’Autore suggerisce la risposta “quel ritrovarsi e dichiararsi disponibile a scommettere sulla propria natura e, se di quest'ultima se ne mette in gioco anche l'altrui esistenza, come causa di ogni dubbio di fede o ragione, l'alternativa è il trovarsi a dialogare col proprio io. Un IO(Dio) Nuovo Uomo che, nel suo apparente vestirsi di ATheo è invero profondamente cum Theo(a)”.
Ecco allora il ripercorrere i luoghi, da Nazareth a Cafarnao fino al Golgota, per riscrivere una nuova storia evangelica, riscoprire che tutto già “era” prima del “fu”, dell’amore della Donna, “Thea di Magdala”, dell’Albero della Vita, della lotta d’un dentro e d’un fuori con “L D(io) mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”, lo stesso Dio che dispensa il dono del pensare e dello scrivere perché “La Storia non è assurdità nella morte, non sarà scritta né per essere utile né assurda. Né ad altri darà mai occupazione di sapienza, ma sarà scopo del riflettere o del pensare”. Attraversando uno spazio tempo universale Pasca –JesustHeoS mette in gioco espressioni come prima e poi, il rapporto padre-madre, bene-male, lucetenebre, intraprendendo il difficile cammino all’interno della singlossia tra diacronico, semantico e fonosemantico.
Con un’ultima singolare nota nella T del colophon, simbolo del tao francescano quasi esortazione di un ritorno all’origine e alla semplicità e, probabilmente, a quel vivere katà métron secondo misura e, citando Galimberti, con coraggio nonostante tutte le avversità, grazie al governo di sé, secondo misura, appunto.
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